Crisi d’impresa, come e perché utilizzare la composizione negoziata

Ott 18, 2023

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A due anni dall’entrata in vigore dello strumento della Composizione Negoziata della Crisi di Impresa (CNCI) è possibile fare un bilancio sulla conoscenza e l’utilizzo dello strumento normativo che agevola le imprese in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario che hanno comunque le potenzialità necessarie per restare sul mercato.

Cos’è la Composizione Negoziata della Crisi di Impresa

 Parliamo di Composizione Negoziata della Crisi di Impresa (CNCI) ovvero del nuovo strumento di gestione precoce della crisi d’impresa introdotto con il d.l. 24 agosto 2021, n. 118 e successivamente recepito negli artt. dal 12 al 25 undecies del Codice della Crisi di Impresa (CCII) approvato con il d.lgs 12 gennaio 2019, n.14.

Si tratta di uno strumento che intende agevolare il risanamento di quelle imprese che, pur trovandosi in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario (tali da rendere probabile la crisi o l’insolvenza), hanno comunque le potenzialità necessarie per restare sul mercato.

L’obiettivo è quello di intervenire su situazioni dove l’impresa ancora si presenta sana e vitale dal punto di vista strategico e con un modello di business ancora coerente (quindi competitiva e in relativo equilibrio economico) ma rispetto alle quali, seppur ancora in una situazione di apparente normalità dei flussi e dei pagamenti, già si manifestano quei primi fattori di criticità diretti a incidere negativamente sulla generazione di cassa e sui livelli di tesoreria dell’impresa esponendola al rischio di uno squilibrio finanziario.

Del resto, le recenti vicende del panorama internazionale ci hanno dimostrato come sia frequente per un imprenditore dover affrontare momenti di difficoltà finanziaria innestati anche da fattori estranei alla propria impresa del tutto imprevisti ed imprevedibili. Si pensi ad esempio alla mancata solvibilità, inattesa, della propria clientela strategica, o ancora a fattori del tutto straordinari come lo scoppio di una pandemia e di una guerra e l’impennata improvvisa dei costi dell’energia e delle materie prime.

Ecco quindi un focus per evidenziare le potenzialità e le opportunità che questo nuovo strumento può offrire all’imprenditore per aiutarlo ad uscire da simili situazioni di difficoltà quando l’obiettivo di risanare l’impresa appare ancora realistico e concreto e può essere perseguito su iniziativa volontaria dell’imprenditore che, con l’ausilio di un esperto quale soggetto terzo ed indipendente su cui si incentra la CNCI, potrà avviare una interlocuzione con i propri creditori o gli altri stakeholders aziendali.

Uno strumento prezioso ancora poco conosciuto

A due anni dall’entrata in vigore dello strumento della CNCI l’analisi dei dati raccolti consente di mettere in luce due aspetti che riguardano l’approccio allo strumento negoziale:

1) limitata diffusione dell’utilizzo dello strumento tra le imprese

2) accesso tardivo alla CNCI compromettendone l’esito positivo per l’azienda

Ad oggi appare scarso, almeno rispetto alle aspettative, l’utilizzo di questo nuovo strumento. Una partenza a rilento, dunque, che ha tra le motivazioni anche una generalizzata diffidenza tra gli imprenditori verso la Composizione Negoziata della Crisi d’Impresa. Questo approccio porta a vedere il nuovo strumento come qualcosa di simile alle altre procedure concorsuali disciplinate dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), come ad esempio il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione. Tali procedure sono caratterizzate dal controllo dell’autorità giudiziaria e dall’ingerenza sull’attività di impresa da parte di soggetti terzi e spesso percepite come l’anticamera della liquidazione giudiziale.

L’altro aspetto da rilevare è che l’accesso tardivo alla CNCI spesso ne compromette l’esito positivo per l’impresa. Nel caso in cui allo strumento negoziale si acceda tardivamente, quando cioè risultino già compromessi l’equilibrio economico finanziario e la solidità patrimoniale dell’azienda, l’obiettivo del risanamento richiede apporti sempre più rilevanti e come tali non semplici da reperire. In questi casi è purtroppo molto frequente che i margini di manovra e le prospettive di successo di una trattativa con i creditori si riducano drasticamente, senza che l’impresa riesca dunque a tornare in equilibrio.

La cornice legislativa europea della CNCI

 La scelta operata dal legislatore con la CNCI, e cioè perseguire il risanamento aziendale attraverso una gestione negoziale della crisi di impresa, per risultare efficace presuppone da parte dell’imprenditore una mentalità e una sensibilità diversa e nuova rispetto all’approccio alla crisi.

La CNCI è figlia della Direttiva U.E. Insolvency n. 1023/2019 che promuove una cultura che incoraggi la ristrutturazione preventiva precoce e si sviluppa su due direttrici di marcia essenziali:

  • la prima, quella di lasciare all’impresa ogni più ampia facoltà nell’individuare un percorso, del tutto stragiudiziale, che le possa consentire di evitare il dissesto
  • la seconda, quella di affiancare all’impresa un soggetto qualificato e credibile (l’esperto), che la possa supportare nel percorso di risanamento e nelle interlocuzioni (le trattative) con i suoi creditori e tutti gli altri stakeholder.

Difendersi dalla crisi con una nuova cultura d’impresa

 Nell’ambito del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, la CNCI è dunque frutto di un’impostazione metodologica assai distante da quella della precedente disciplina in materia di crisi di impresa di cui era espressione la cosiddetta legge fallimentare.

Impostazione nuova, questa, che contempla modalità del tutto inedite di approccio alle difficoltà dell’impresa con una revisione della scala dei valori e delle priorità di intervento.

Oramai da tempo gli interessi degli stakeholders alla continuità dell’impresa hanno assunto valenza primaria. Il best interest of creditors tipico delle procedure concorsuali  già conosciute, pensate come strumenti per la tutela primaria dei creditori, non è più il faro che illumina ogni soluzione in materia di crisi di impresa.

In questo nuovo contesto normativo ad essere premiate sono le soluzioni che prevedano la continuità aziendale quanto meno tutte le volte in cui il risultato si prospetti per i creditori almeno equivalente a quello derivante dalla liquidazione giudiziale.

La CNCI si offre dunque come strumento utile ed efficace per approcciare il tema della crisi di impresa ed avviare un concreto e serio percorso di risanamento senza dover necessariamente passare attraverso una invasiva procedura concorsuale caratterizzata da una diminuzione, più o meno marcata ancorché temporanea, dell’autonomia gestionale ed imprenditoriale.

Come funziona lo strumento legislativo di negoziazione

La CNCI non è una procedura concorsuale. Può essere definita come una procedura di negoziazione volontaria di natura prevalentemente stragiudiziale attivabile esclusivamente dall’imprenditore con lo scopo di avviare una trattativa con i propri creditori e stakeholders funzionale a concordare la diminuzione del peso finanziario (sia attraverso moratorie che attraverso stralci) e giungere ad un accordo che abbia come obbiettivo il recupero del risanamento della propria impresa.

Nel corso di questa trattativa l’imprenditore continuerà a decidere in modo autonomo delle sorti dell’impresa e la negoziazione resta, per tutta la durata del percorso, una prerogativa dell’imprenditore, che porta avanti le trattative personalmente, con l’eventuale ausilio dei propri consulenti. L’esperto avrà il compito di agevolarlo nell’interlocuzione con i creditori e gli altri stakeholders aziendali.

Si può dire quindi che la CNCI è lo strumento legislativo con il quale si procedimentalizza questa trattativa per porre l’imprenditore, con l’ausilio di un soggetto terzo indipendente che è un esperto nel campo della ristrutturazione aziendale, nella condizione migliore possibile di negoziare con i propri creditori impedendo altresì che questi, per tutta la durata delle trattative, possano esercitare i loro diritti per evitare che vengano disperse le risorse aziendali e condizionate negativamente le possibilità di arrivare ad un accordo capace di risanare l’impresa.

Questi effetti protettivi, si producono immediatamente in forza di una mera espressione di volontà dell’imprenditore anche se hanno natura provvisoria e dovranno essere confermati dal Tribunale nel corso della CNCI con un apposito procedimento.

Ma questo intervento del giudice nella CNCI è privo di poteri di reale accertamento e governo della crisi e si attiva solo su richiesta dei soggetti a ciò legittimati (in primis l’imprenditore) esclusivamente con un ruolo di garanzia riguardo il compimento di determinati atti (la conferma delle misure protettive e cautelari a tutela della conservazione del patrimonio dell’impresa e le autorizzazioni per attribuire determinati effetti in caso di apporto di nuova finanza o di cessione di azienda o rami di azienda).

Pertanto, la CNCI rappresenta un concreto strumento che può agevolare l’imprenditore a convincere i propri creditori ad accettare quelle dilazioni e decurtazioni necessarie a rendere l’esposizione debitoria nuovamente sostenibile.

I requisiti per poter accedere alla CNCI

Non sono previsti requisiti dimensionali per poter accedere alla CNCI che è dunque utilizzabile da tutte le realtà imprenditoriali iscritte nel registro delle imprese, comprese le società agricole.

La durata di questa procedura di negoziazione è di 180 giorni. Termine che è rinnovabile per un ulteriore periodo.

In coerenza con la natura stragiudiziale della composizione negoziata, il percorso, che si apre con l’istanza di nomina dell’esperto, si conclude con il deposito della relazione finale con la quale l’esperto dà atto dell’attività compiuta e delle possibili soluzioni emerse all’esito delle trattative per il superamento delle condizioni di squilibrio in cui si trova l’impresa. Tra queste la possibilità di definire specifici accordi con i creditori cui si ricollegano anche misure e benefici premiali (di carattere fiscale) per l’imprenditore.

Tempestività è la parola d’ordine anti-crisi

 È però auspicabile che le imprese riescano a percepire tutta la valenza e la potenzialità di questo nuovo strumento. Per far questo dovrà però essere superato il rifiuto dell’imprenditore ad ammettere di essere in crisi, riconoscendo di trovarsi in difficoltà a far fronte ai pagamenti con mezzi propri o con altri recuperabili sul mercato del credito.

Per l’imprenditore la nuova parola d’ordine dovrà essere tempestività nel rilevare le avvisaglie di una situazione di difficoltà economico finanziaria prima che questa possa sfociare in una situazione di crisi o, peggio, di insolvenza. In altre parole, sarà necessario e anche richiesto dalla normativa che l’imprenditore percepisca tempestivamente gli indici dell’insorgenza della crisi prima che da questa si generino debiti finanziari, tributari e previdenziali sempre più sproporzionati rispetto alle realistiche capacità di rimborso dell’impresa.

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